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venerdì 16 agosto 2013

Συμπόσιον - il mito degli androgini

Mito di Aristofane o dell'androgino
(Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.)
Il mito di Aristofane (o mito dell'androgino) è presente nel celebre dialogo platonico Simposio, che si propone di trattare l'immortale tema dell'amore.
Dopo l'esposizione di Fedro, Pausania ed Erissimaco, inizia a parlare Aristofane, il famoso poeta comico, che sceglie il mito come veicolo della sua opinione su Eros. Tempo addietro - espone il poeta - non esistevano, come adesso, soltanto due sessi (il maschile e il femminile), bensì tre, tra cui, oltre a quelli già citati, il sesso androgino, proprio di esseri che avevano in comune caratteristiche maschili e femminili. In quel tempo, tutti gli esseri umani avevano due teste, quattro braccia, quattro mani, quattro gambe e due organi sessuali ed erano tondi [1] . Per via della loro potenza, gli esseri umani erano superbi e tentarono la scalata all'Olimpo per spodestare gli dei. Ma Zeus, che non poteva accettare un simile oltraggio, decise di intervenire e divise, a colpi di saetta, gli aggressori.
« Finalmente Zeus ebbe un'idea e disse: "Credo di aver trovato il modo perché gli uomini possano continuare ad esistere rinunciando però, una volta diventati più deboli, alle loro insolenze. Adesso li taglierò in due uno per uno, e così si indeboliranno e nel contempo, raddoppiando il loro numero, diventeranno più utili a noi. »
(Platone, Simposio, 190c-d, trad. it. Franco Ferrari)
In questo modo gli esseri umani furono divisi e s'indebolirono. Ed è da quel momento - spiega Aristofane - che essi sono alla ricerca della loro antica unità e della perduta forza che possono ritrovare soltanto unendosi sessualmente. Da questa divisione in parti, infatti, nasce negli umani il desiderio di ricreare la primitiva unità, tanto che le “parti” non fanno altro che stringersi l’una all’altra, e così muoiono di fame e di torpore per non volersi più separare. Zeus allora, per evitare che gli uomini si estinguano, manda nel mondo Eros affinché, attraverso il ricongiungimento fisico, essi possano ricostruire “fittiziamente” l’unità perduta, così da provare piacere (e riprodursi) e potersi poi dedicare alle altre incombenze cui devono attendere.
« Dunque al desiderio e alla ricerca dell'intero si dà nome amore »
(Platone, Simposio, 192e-193a, trad. it. Franco Ferrari)

 

Questo mito spiegava agli antichi greci l'origine dell'amore. Il suo significato profondo è tanto vero: nell'uomo c'è la ricerca della completezza. Avvertiamo questa spinta da bambini, soffriamo l'abbandono e cerchiamo tutta la vita di colmare lo spazio vuoto che ci portiamo dentro.

L'Amore è l'unica realtà che colma questo vuoto.

Siamo nati per amare ed essere amati.

Siamo nati per unirci.

Siamo nati per sposarci.

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