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lunedì 15 dicembre 2014

Quando il marito non vuole saperne di adottare...


Ho pensato che avrei avuto quattro figli. Due femmine e due maschi.

L'unico problema con il mio piano era che mio marito non era d'accordo. "Solo due," mi ha detto. "Posso prendermi cura di due. Posso essere un buon padre per due. "

"Sì", risposi. "E possiamo essere buoni genitori per più di due."

Più parlare. Più sussurri a tarda notte. Altro pregare.

"Vorrei adottare," ho annunciato, alcuni mesi più tardi. "So che abbiamo concordato che avremmo adottato solo se non potevamo avere figli biologici, ma così tanti bambini hanno bisogno di una casa e noi abbiamo una buona casa. Noi siamo le persone perfette per farlo."

"Solo due", ha ripetuto. "Posso essere un buon padre per due."





Gli ricordai di come avessi avuto questo desiderio nel mio cuore da quando avevo 13 anni. Eppure, era fermo nella sua decisione.

Pregherò, ho deciso.

Ho passato settimane in profonda preghiera. Volevo essere il più giusta possibile, così invece di chiedere a Dio di cambiare la mente di mio marito, ho pregato "diplomaticamente" questo:

"Caro Dio, Grazie per avermi dato un marito che è un buon padre per i nostri figli. Tu sai che vorrei adottare e lui no. Sai che ci sono tanti orfani là fuori che hanno bisogno di una buona case. So che la tua volontà per Nathan (il marito) è la stessa tua volontà per me. Modifica uno dei nostri cuori e portaci alla stessa volontà. Grazie per amarci e per adottarci nel tuo regno. Nel Nome di Gesù, Amen. "



Mi aspettavo che Dio cambiasse il cuore di mio marito. Ho sentito così tante storie su come il marito non era d'accordo, ma Dio lavorava dietro le quinte. E Non vedevo l'ora che mio marito venisse da me, apparentemente dal nulla, ad annunciarmi che voleva adottare!

Solo che non è andata così. Dio non ha cambiato il cuore di mio marito.

Ha cambiato il mio.

Dopo che ho passato 15 ani nella ferma decisione di adottare, Dio iniziato ad aprirmi gli occhi sulla Sua volontà per la mia famiglia. La sua risposta è stata gentile: "no, ho altri progetti per te".

Ho pianto. Ho supplicato. Ho resistito. Ma alla fine, ho lasciato andare.

Più che voglio adottare, voglio seguire il piano di Dio per la mia famiglia.

Continuo a pensare che l'adozione sia una cosa incredibile e bellissima.

Ho ancora un posto nel mio cuore tenero per gli orfani. Piango per loro. Io prego per loro. Sono sinceramente interessata a conoscere tutto di ogni storia di adozione che chiunque voglia condividere con me.

Ma voglio anche onorare mio marito. Dal momento che non siamo sintonizzati su questo punto, non voglio chiedergli di sacrificare il suo tempo e le risorse per portare a casa un bambino. E io non voglio che lui sia gravato dall'essere finanziariamente e spiritualmente responsabile di un altro essere umano contro la sua volontà.

In più, so che ci sono altri modi per aiutare gli orfani. Modi che non dividono la mia famiglia.

Vorrei ancora adottare? Sì! Se mio marito mai viene da me e mi dice che ha cambiato idea, io con tutto il cuore coglierei al volo questa possibilità!

Ma se mio marito non cambia mai idea? Ho fatto pace con questa cosa. Sto imparando ad assaporare e godere la vita, proprio come è, senza preoccuparmi riguardo qualcosa che potrebbe non essere mai.

Anche se il mio percorso è diverso dalle famiglie incredibili che decidono di adottare, sto scegliendo di essere felice dove Dio mi ha piantata.

"Insegnami a compiere il tuo volere, perché sei tu il mio Dio. Il tuo spirito buono mi guidi in terra piana."
Salmo 143,10 


[Tradotto da qui]

venerdì 22 agosto 2014

santificarsi santificando... per gli sposi

“Il matrimonio è fatto perché quelli che lo contraggono vi si santifichino e santifichino gli altri per mezzo di esso: perciò i coniugi hanno una grazia speciale, che viene conferita dal sacramento istituito da Gesù Cristo. Chi è chiamato allo stato matrimoniale, trova in esso, con la grazia di Dio, tutti i mezzi necessari per essere santo e per condurre verso il Signore le persone con cui vive.”

“Gli sposi cristiani devono avere la consapevolezza di essere chiamati a santificarsi santificando, cioè a essere apostoli; e che il loro primo apostolato si deve realizzare nella loro casa. Devono capire l’opera soprannaturale che è insita nella creazione di una famiglia, nell’educazione dei figli, nell’irradiazione cristiana nella società. Dalla consapevolezza della propria missione dipende gran parte dell’efficacia e del successo della loro vita: la loro felicità.

Non devono però dimenticare che il segreto della felicità coniugale è racchiuso nelle cose quotidiane, e non in fantasticherie. Consiste nello scoprire la gioia intima del ritorno al focolare, nell’incontro affettuoso coi figli; nel lavoro di ogni giorno a cui collabora tutta la famiglia; nel buon umore dinanzi alle difficoltà, che vanno affrontate con spirito sportivo; e anche nel saper approfittare di tutti i progressi offertici dalla civiltà per rendere la casa accogliente, la vita più semplice, la formazione più efficace.

Ripeto insistentemente a quanti sono stati chiamati da Dio a formare una famiglia di amarsi sempre; di amarsi con l’amore appassionato di quand’erano fidanzati. Ha un povero concetto del matrimonio - che è un sacramento, un ideale e una vocazione - colui che pensa che l’amore finisca quando iniziano le pene e i contrattempi che la vita porta sempre con sé. È proprio allora che il legame d’affetto si rafforza.”

“Domandate audacemente al Signore questo tesoro, la virtù soprannaturale della carità, per esercitarla fin nei più piccoli particolari.”

S. Escrivà de Balaguer

La coppia cristiana

(Tertulliano)
Che bella coppia formano due credenti che condividono la stessa speranza, lo stesso ideale, lo stesso modo di vivere, lo stesso atteggiamento di servizio!
Ambedue fratelli e servi dello stesso Signore senza la minima divisione nella carne e nello spirito, insieme pregano, insieme s’inginocchiano e insieme fanno digiuno.
Si istruiscono l’un l’altro, si esortano l’un l’altro, si sostengono a vicenda.
Stanno insieme nella santa assemblea, insieme alla mensa del Signore, insieme nella prova, insieme nella persecuzione, insieme nella gioia.
Non c’è pericolo che si nascondano qualcosa l’un l’altro, che si evitino l’un l’altro, che l’uno all’altro sian di peso.
Volentieri essi fan visita ai malati ed assistono i bisognosi.
Fanno elemosina senza mala voglia, partecipano al sacrificio senza fretta, assolvono ogni giorno i loro impegni senza sosta.
Ignorano i segni di croce furtivi, rendon grazie senza alcuna reticenza, si benedicon senza vergogna nella voce.
Salmi e inni recitano a voci alterne e fanno a gara a chi meglio sa cantare le lodi al suo Dio.
Vedendo e sentendo questo Cristo gioisce e ai due sposi manda la sua pace.
Là dove sono i due ivi è anche Cristo.

lunedì 28 luglio 2014

Il referendum sul divorzio 1974 - portata culturale

tratto da qui, sito di Cultura Cattolica.



Oggi 12 Maggio, nel 1974 si vota l'abrogazione della legge Fortuna-Baslini sul divorzio: vincono i NO con il 59,3% (l'affluenza sfiora l'88%). La legge resta in vigore.
Una riflessione sul significato per il mondo cattolico può essere fatta a partire dalle seguenti osservazioni di Marco Invernizzi su "il Timone", n. 30, Febbraio 2004

Divorzio: trent’anni fa il referendum di Marco Invernizzi
Storia di un referendum che voleva salvare il matrimonio, fondamento della società. Il tradimento di buona parte anche della DC e di quei cattolici che non compresero che non si trattava di una questione confessionale.
Alla fine del 1987, Gabrio Lombardi decide di pubblicare alcune osservazioni su un avvenimento che lo aveva visto protagonista alcuni anni prima, in occasione del referendum abrogativo della legge divorzista, svoltosi il 12 maggio 1974: nascono così un articolo pubblicato sulla rivista Studi cattolici, poi un libro un po’ più ampio. Docente di materie romanistiche in diverse università italiane, presidente del Movimento Laureati Cattolici dal 1964 al 1970, Gabrio Lombardi era stato un protagonista della vicenda, guidando il Comitato per l’abrogazione della legge divorzista, che avrebbe raccolto, nel giugno 1971, oltre un milione di firme. Il 1° dicembre 1970, il giornale-radio dava notizia dell’avvenuta approvazione alla Camera dei deputati, nel corso della notte, della legge divorzista (Fortuna-Baslini, dal nome dei due primi deputati firmatari), ma anche dell’Appello agli italiani da parte di 25 personalità del mondo cattolico, e non solo, nel quale si annunciava la volontà d’indire un referendum abrogativo della legge. L’appello era firmato dai docenti Sergio Cotta, Augusto Del Noce, Gabrio Lombardi, Carlo Felice Manara, Enrico Medi, Alberto Trabucchi, e ancora da Giangualberto Archi, Giuseppe Auletta, Felice Battaglia, Carlo Bozzi, Antonio Ciampi, Lia Codacci Pisanelli, Serio Galeotti, Filippo Gallo, Giorgio La Pira, Franco Ligi, Lina Merlin, Bernardo Maerlo, Giambattista Migliori, Giuseppe Olivero, Marcello Rodinò, Francesco Santoro Passarelli, Libera Santucci, Ignazio Scotto, Egidio Tosato. Preceduta dalla deposizione di una richiesta di referendum promossa da alcuni giovani dell’associazione Alleanza Cattolica, - che poi porteranno un contributo di 50mila firme alla raccolta - il Comitato di Lombardi finalmente partì nella primavera del 1971, raccogliendo 1.370.134 firme che vennero depositate presso la Corte di Cassazione di Roma il 19 giugno 1971. 
Il referendum si svolgerà soltanto nel 1974, perché dava fastidio. Anzitutto, non era capito nelle sue motivazioni profonde da molti cattolici, che ancora oggi non riescono a comprendere il concetto d’indissolubilità secondo il diritto naturale, l’unica motivazione che permette di giustificare la battaglia affinché le leggi dello Stato promuovano e difendano l’indissolubilità matrimoniale. Se non fosse stato così, avrebbero avuto ragione i fautori della legge divorzista ad accusare i cattolici di voler obbligare anche i non credenti a un atteggiamento che derivava dalla fede, e quindi in sostanza a un’imposizione di quest’ultima. Il fatto che non si sia riusciti a far "passare" questo punto di dottrina dimostra la crisi culturale e morale che aveva già allora investito il mondo cattolico e sulla quale interverrà la Conferenza episcopale italiana il 10 ottobre 1974. Con questi presupposti era difficilissimo vincere il referendum, che peraltro sfociò, nel corso della campagna elettorale, in una contrapposizione muro contro muro fra cattolici (non tutti) da una parte e le diverse famiglie ideologiche del laicismo dall’altra parte. 
La rivoluzione sessuale 
La posta in gioco era altissima: come aveva detto il filosofo cattolico Augusto Del Noce nel corso di un’assemblea svoltasi nell’ambito dell’importante associazione di Bologna il Mulino (un "pensatoio" composto da liberali e cattolici), il divorzio era una tappa dell’aggressione al matrimonio e alla famiglia intesi come fondamenti stabili della società civile, alla quale sarebbe seguita la legalizzazione dell’aborto e di quanto potesse contribuire a scalfire l’assetto della società italiana. Per Del Noce, in sostanza, ci si trovava di fronte a una rivoluzione sessuale, della quale forniva le prime indicazioni che successivamente sarebbero state riprese in alcuni articoli di Massimo Introvigne e che purtroppo sarebbero diventate una realtà storica e culturale dell’Italia odierna. 
 Una battaglia di civiltà 
Si ripeteva così, per la seconda volta dopo il 1945, uno scontro di civiltà che divideva l’Italia, come era accaduto il 18 aprile 1948. Anche di fronte all’introduzione della legge sul divorzio, non si sarebbe verificata una competizione elettorale fra partiti pur portatori di visioni ideologiche diverse e alternative, ma si sarebbe dovuto scegliere fra diversi tipi di civiltà. Il 18 aprile l’alternativa era fra la libertà del sistema occidentale e il totalitarismo comunista, negli anni 1970 si doveva decidere se questa libertà potesse essere usata contro la verità sul matrimonio, anticipando il nodo più drammatico che, dal punto di vista dottrinale, accompagna la storia della modernità, cioè il rapporto fra libertà e verità. Nonostante lo sforzo del Comitato di Lombardi di mantenere lo scontro sul piano civile, la contrapposizione divenne politica e religiosa e penetrò anche all’interno del mondo cattolico. La Democrazia Cristiana, nel suo insieme, non voleva il referendum, che avrebbe diviso le forze politiche, allontanato fra loro i partiti al governo e reso più difficile il rapporto col partito comunista, che negli anni successivi sarebbe sfociato nel compromesso storico; soprattutto, la DC temeva di trovarsi di fatto alleata con i partiti di destra, in un clima politico, quello degli anni 1970, che vedeva un’aggressiva campagna condotta soprattutto dai gruppi della sinistra extra-parlamentare per impedire ogni forma di agibilità politica alle forze anticomuniste. 
Come sarà in occasione dell’approvazione della legge 194 sull’aborto, firmata da ministri tutti democristiani e da un presidente della Repubblica anch’egli democristiano, gli uomini della DC avevano paura di contrapporsi alla legge divorzista per timore di vedere incrinarsi le alleanze di governo. Il desiderio di rimanere al potere a qualsiasi costo, in ultima analisi, fece prendere le decisioni. Non tutti forse, non Guido Gonella, per esempio, che, dieci giorni dopo lo svolgimento del referendum, come ricorda Lombardi, denuncerà proprio questo atteggiamento: avremmo dovuto – scriveva allora - "sacrificare anche i Governi, pur di impedire l’approvazione della legge Fortuna. E questo è stato un errore imperdonabile". Se la DC aveva paura di perdere il controllo del potere, altri gruppi e singoli cattolici si opposero al referendum, non firmando prima la richiesta di referendum e poi operando pubblicamente perché la legge rimanesse in vigore. Vi saranno i cattolici democratici, che predisposero un appello contrario all’abrogazione della legge (Francesco Traniello, Sabino Samuele Acquaviva, Franco Bassanini, Paolo Prodi, Tiziano Treu, Giuseppe Alberigo, Pietro Scoppola, Paolo Brezzi, Pierre Carniti, Nuccio Fava, Raniero La Valle, Mario Pastore, Luigi Pedrazzi, Pasquale Saraceno, Giancarlo Zizola, Guglielmo Zucconi, Adriana Zarri e altri). Ma saranno soprattutto il rettore dell’Università Cattolica, Giuseppe Lazzati, e il piccolo fratello della congregazione fondata da Charles de Foucauld, Carlo Carretto, ad assumersi la responsabilità di posizioni pubbliche che ferirono profondamente l’unità dei cattolici di fronte al problema del divorzio. Carretto scriveva sul quotidiano La Stampa del 7 maggio 1974 un articolo (che sembra venisse riprodotto dal PCI in un milione di copie) nel quale testualmente affermava: "Voto no …E Tu, Signore, per chi voti? Mi par di saperlo dalla pace che sento dentro di me". Poi Carretto ritratterà pubblicamente, anche se in maniera ambigua, da come si deduce leggendo l’intervento contenuto nella sua autobiografia (Cittadella editrice, 1992, pp. 337-340), il 3 aprile, giovedì santo del 1975, nella cattedrale di Foligno, davanti al vescovo mons. Siro Silvestri, ma intanto il danno, indubbiamente elevato, era stato prodotto. 
Lazzati era contrario al referendum, anche se a dire di mons. Piero Zerbi, voterà a favore dell’abrogazione, il 12 maggio 1974. In una lettera a papa Paolo VI, riprodotta da Lombardi, emerge la sua incomprensione del carattere naturale e civile del problema del divorzio, come era stato per Carretto, e quindi la sua avversione al referendum. Ma il peggio si verificherà quando, durante la campagna referendaria, nella "sua" università, sostanzialmente non permetterà al professor Sergio Cotta di tenere una conferenza contro il divorzio, a causa della presenza di numerosi esponenti della sinistra extra-parlamentare, verosimilmente malintenzionati. L’episodio non ha suscitato un adeguato scalpore, anche se ogni tanto ritorna alle cronache: certamente, il fatto che in Università Cattolica sia esistita soltanto una campagna referendaria a favore del divorzio conferma l’analisi preoccupata della situazione ecclesiale fatta dalla CEI all’indomani della consultazione. Come avevano previsto i promotori del referendum, la ferita inferta al corpo legislativo ha prodotto una graduale erosione dell’istituto matrimoniale che, oggi, fuor di metafora, non costituisce più l’approdo normale e unico della vita di una coppia. Oggi si divorzia sempre più frequentemente, ci si sposa di meno, si introduce lentamente la possibilità legale di unioni omosessuali. Il matrimonio è diventata un’opzione fra altre. 
Non si tratta di scandalizzarsi e di riaprire una ferita, soprattutto interna al mondo cattolico. Bisogna semplicemente ricordare, perché quei "maestri" continuamente riproposti all’ammirazione dei fedeli vengano un poco ridimensionati a favore di chi ritenne il referendum come un dovere di testimonianza civile, a vantaggio del bene comune dell’Italia, in difesa di una civiltà oggi non più visibile. Ricordare per ricominciare a seminare, con il Vangelo, quella verità sull’uomo che prevede, in natura, il matrimonio "per sempre". 

Bibliografia 
Gabrio Lombardi, Perché il referendum sul divorzio? 1974 e dopo, Ares 1988. Massimo Introvigne, Metafisica dell’amore e Rivoluzione sessuale, in Cristianità, n. 71, marzo 1981; Socialismo e rivoluzione sessuale, in Cristianità, n. 97, maggio 1983.Marco Invernizzi, Appunti sulla storia e sul "progetto" dei "cattolici democratici", in Cristianità, n. 156-157, aprile-maggio 1988.


Le ragioni della crisi secondo la Cei 
«[...] Correnti di pensiero prevalentemente dominate dalla ideologia marxista e tutte permeate da una antropologia unidimensionale. «Perdita di incidenza, in Italia, del pensiero cattolico; le strutture della cultura sono passate in altre mani». «Una scarsa e disorganica assimilazione del Concilio, con false sperimentazioni e interpretazioni; con lentezza e ritardi da una parte; con precipitazioni spregiudicate dall’altra». In questo contesto è stato affrontato il referendum contro il divorzio che, dice sempre la CEI, ha soltanto «evidenziato i mali della Chiesa in Italia e li ha esasperati», mostrando «un declino e un sottosviluppo della coscienza cristiana, che non ha saputo reagire al laicismo e al secolarismo, in stridente contrasto con lo stesso Vaticano II, che impegna il cristiano a portare nell’ordinamento della città terrena lo spirito del Vangelo, secondo l’insegnamento della Chiesa» [In Enchiridion della Conferenza Episcopale Italiana, vol. 2 (1973-1979), EDB 1985, p. 545].

Per la famiglia, contro il divorzio. 1970.

Trascriviamo il discorso di S. E. Rev. ma mons. Luigi M. Carli, Vescovo di Segni, oggi arcivescovo di Gaeta, già comparso sul Bollettino diocesano di Segni, 1970, pp. 74-79, da Lettere pastorali 1970-1971, Editrice Magistero Episcopale, Verona 1972, coll. 1763-1768; e l’Appello ai cattolici italiani da Relazioni, Roma, ottobre-dicembre 1972, n. 10-12, pp. 3-4.
 
PER LA FAMIGLIA CONTRO IL DIVORZIO
DOPO L’INTRODUZIONE DEL DIVORZIO IN ITALIA
La festa della protettrice di Colleferro, s. Barbara, offre ogni anno al vescovo l’opportunità di illustrare qualcuno dei problemi che interessano la vita religiosa della comunità locale o nazionale. Quest’anno la materia del discorso non solo non manca, ma è purtroppo obbligante. L’introduzione del divorzio nella legislazione civile italiana è un avvenimento tanto grave, in sé stesso e per le conseguenze che provocherà infallibilmente nel costume morale della nazione, che passarlo sotto silenzio sarebbe una colpa imperdonabile.
Considererò l’avvenimento sotto tre punti di vista: come cittadino, come cattolico, come vescovo.
 
1. IL CITTADINO
Come cittadino italiano mi sento triste per la legge in sé stessa e per il modo come a essa si è giunti.
I parlamentari divorzisti hanno preteso di procurare un gran bene alla nazione, tanto grande da dover farlo precedere a ogni altra riforma e da dovervi consumare giorni e notti in aula. In realtà le hanno procurato un gran male. Al popolo che chiedeva a gran voce giustizia sociale, pulizia morale in alto e in basso, case, scuole, ospedali, lavoro, essi - senza che ne fossero minimamente richiesti - hanno regalato una legge divorzista che è, per giunta, una delle peggiori finora esistente nel mondo. Con questa legge, infatti, si incoraggia la leggerezza nel contrarre matrimonio; si legittima e si premia l’infedeltà coniugale; si lasciano, invece, indifese le vittime innocenti dell’egoismo e della passione, la moglie e i figli. In una parola, la saldezza e sanità della famiglia italiana - uno dei pochi beni che ancora ci rimaneva - è stato miseramente dilapidato dai nostri legislatori.
I divorzisti hanno presentato la nuova legge come una conquista di civiltà e di progresso, come un’affermazione di libertà personale. Parole vuote, anche se speciose per i semplici! È puerile credere o far credere che l’Italia sia passata dalla barbarie alla civiltà soltanto in data 1º dicembre 1970, alle ore cinque del mattino, per quei pochi voti di scarto con cui il provvedimento è stato varato. La vera civiltà si misura su ben altro metro che sulla facoltà giuridica di divorziare! Il vero progresso si costruisce con ben altro materiale che con la legalizzazione del matrimonio a tempo determinato! Non alla vera libertà della persona umana si è spalancata la porta, bensì al libertinaggio! Ce ne accorgeremo ben presto. È successo già altrove che i primi a piangere in casa propria sulle conseguenze del divorzio siano stati gli stessi legislatori che lo avevano approvato!
E a proposito del come si è giunti alla legge, debbo aggiungere che "il modo ancor mi offende!" (1). Da parte dei parlamentari divorzisti nessun serio approfondimento del problema; nessun esame critico delle ragioni altrui (bene spesso gli antidivorzisti hanno parlato in un’aula deserta!); nessuna onesta valutazione delle conseguenze già esperimentate nei paesi divorzisti, dove, statistiche alla mano, risulta nel modo più lampante che il divorzio non uno solo dei mali cui ci si illudeva di ovviare ha guarito, ma molti altri nuovi ne ha procurati.
Insomma, non la ragione ha prevalso, ma il puntiglio politico, la forza bruta del numero e la suggestione del rispetto umano. Al Senato sarebbe bastata la presenza in aula di tutti gli antidivorzisti, al momento della votazione segreta, perché la legge non passasse. Il che significa che al Senato i divorzisti sono stati moralmente battuti nell’unico momento in cui ha funzionato la coscienza personale dei singoli senatori, al di sopra degli ordini di scuderia dei partiti. Ma purtroppo, una volta imposta dai partiti divorzisti, e supinamente accettata dagli altri, la votazione pubblica, il rispetto umano ha avuto il sopravvento, aiutato in extremis da taluni risibili emendamenti che nulla toglievano alla legge della sua intrinseca brutalità. E così, certi partiti che si strombazzano come i paladini della libertà di coscienza, l’hanno tolta ai loro parlamentari e, pur di raggiungere l’intento del divorzio, hanno preferito farne dei robots che pensano in una maniera e votano nell’opposta!
Non mi soffermo sui disonesti silenzi circa il divorzio durante le campagne elettorali, per non spaventare i propri simpatizzanti. Non voglio ricordare le affermazioni fatte pochi anni or sono da noti uomini politici, e oggi rimangiate allegramente. Voglio invece sottolineare, come indice di malcostume, le ibride alleanze che hanno partorito il divorzio. Non vengano i liberali a parlare di repubblica conciliare o di anticomunismo, essi che si sono legati in connubio coi comunisti per realizzare la repubblica divorzista, e hanno consentito che la legge sul divorzio passi alla storia con l’etichetta di un binomio liberal-marxista! E i marxisti di tutte le tinte non vengano a cianciare di anticapitalismo, essi che non hanno disdegnato, per il divorzio, i voti determinanti dei capitalisti! Coerenza e lealtà diventano merce sempre più rara sul mercato della vita politica!
Ai primi che, occorrendo, sanno appellarsi alle ragioni per cui essi "non possono non dirsi cristiani"; ai secondi che, quando gli fa comodo, salutano in Cristo "il primo socialista del mondo", io pongo una semplice domanda: Come la mettete adesso col Cristo del Vangelo, il quale ha detto: " L’uomo non separi quel che Dio ha congiunto ... Chiunque rimanda la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio in rapporto alla prima: e se una donna rimanda il proprio marito e ne sposa un altro, commette adulterio"? (2). Ve la sentite di accusare il Cristo del Vangelo come uno che, con l’indissolubilità coniugale, avrebbe comandato una cosa incivile e barbara, contraria al vero progresso del popolo?
 
2. IL CATTOLICO
Come cattolico, l’introduzione del divorzio in Italia mi addolora, anzitutto, per l’offesa pubblica recata a Dio e alla santissima legge, e poi per tutto quanto di ulteriore sfaldamento morale fatalmente ne seguirà.
Si è voluto umiliare la Chiesa cattolica nella sua dottrina e nella benefica funzione che essa, lo si voglia o no, ha esercitato nella storia del popolo italiano. Da tempo, si può dire da anni, il laicismo e la massoneria, che lo ispira, attendevano la fatidica occasione. L’hanno finalmente trovata nel primo centenario della presa di Roma.
Non è ancora spenta l’eco dei discorsi ufficiali del 20 settembre scorso, quando si è detto che la celebrazione unitaria del centenario voleva essere il superamento di ogni steccato fra italiani, la fine di ogni guerra di religione. Ed ecco, invece, che una nuova breccia - altro che quella di Porta Pia! - una breccia insanabile nell’istituto vitale della famiglia è stata aperta col divorzio: una nuova guerra di religione è stata dichiarata dai divorzisti, che non potrà trovare mai una seconda conciliazione!
E, colmo di umiliazione per noi cattolici, tutto ciò accade con dei cattolici al governo, anzi con dei cattolici diventati, da almeno venticinque anni, il perno insostituibile della vita politica democratica in Italia!
Bisogna onestamente dare atto ai nostri parlamentari che essi hanno parlato con scienza e coscienza encomiabili, a favore dell’indissolubilità del matrimonio. Ma una cosa rimane inspiegata, come mai essi, nonostante le molteplici occasioni offertesi in questi ultimi quattro anni, non abbiano adoperato l’unico mezzo veramente efficace, e onestissimo, per sbarrare il passo al divorzio: quello, cioè, di far sapere alla nazione, perché se ne traessero tutte le conseguenze, che i cattolici non sono disponibili, non possono essere disponibili per il governo della cosa pubblica quando gli eventuali compagni di viaggio domandano leggi che la loro coscienza ritiene dannose per il popolo e contrastanti coi principi morali e religiosi in cui essi credono.
Il peso di 13 milioni di elettori, che li hanno mandati in Parlamento proprio per la tutela di quei principi, doveva essere fatto valere nella sua giusta misura: anche e soprattutto in quelle circostanze, senza complessi di inferiorità e senza falsi timori di eventuali accuse di illiberalismo. La libertà dei divorzisti si sarebbe ben salvaguardata col mettere loro in mano lo strumento giuridico del referendum [vedi nota 1 a piè di pagina], mediante il quale essi, i divorzisti, se proprio ci tenevano al divorzio, avrebbero potuto interpellare il popolo sull’abolizione dell’articolo 149 del Codice Civile Italiano, statuente la indissolubilità del matrimonio (3).
Invece, malauguratamente, le parti si sono invertite. Tutte le condizioni degli altri sono state accolte nella formazione dei vari governi: solo i cattolici non hanno posta e difesa la unica condizione che era ed è la ragione stessa del loro esistere di parlamentari cattolici. Perché non l’hanno fatto? Questo è l’interrogativo che nella sconfitta aggiunge amarezza all’amarezza. Il Signore non ci domanda di vincere, ma di combattere per la sua causa. Ma quando si soccombe anche solo col dubbio di aver trascurato pur uno dei mezzi onesti e utili, allora è il momento di fare il proprio esame di coscienza.
A un re francese del secolo XVI si attribuisce la frase: "Parigi val bene una Messa" (4). Speriamo che nel caso nostro risulti infondato il dubbio che i cattolici abbiano detto, a fatti se non a parole: "Un governo val bene il divorzio!". Certo si è che fu escogitato l’espediente di distinguere tra un governo il quale, nonostante la maggioranza in esso dei cattolici, si dichiara neutrale su un argomento di tanta importanza come il divorzio, e una ibrida maggioranza parlamentare, antigovernativa per i 2/3 e governativa per l’altro terzo, che viene lasciata libera di adottare il divorzio e di violare il Concordato e poi, sul piano diplomatico, dal medesimo governo sedicente neutrale viene difesa e assolta per non aver commesso il fatto della violazione del Concordato! Un simile espediente non può tranquillizzare nessuno, perché esso rassomiglia troppo da vicino a quello di Ponzio Pilato, il pavido uomo politico che sacrificò l’innocente Gesù alla sua poltrona di governatore romano.
Con vero rammarico bisogna prendere atto che in molti cattolici italiani, dopo tale vicenda, anche se non soltanto a causa di essa, rimane gravemente scossa la fiducia nella capacità e volontà dei loro uomini politici di affermare i principi del Vangelo nella società, usando di tutti i mezzi onesti e possibili offerti dal regime democratico. Vedono con sgomento, questi cattolici, nella vicenda del divorzio il primo di una serie di altri possibili cedimenti, che il laicismo e la massoneria annunziano già come nuovi traguardi ... di civiltà e di progresso: legalizzazione dell’aborto, denuncia del Concordato, abolizione dell’insegnamento religioso nelle scuole, sfratto dell’immagine del Crocifisso dalle aule, dai tribunali, dai pubblici uffici.
 
3. IL VESCOVO
Come vescovo, ora che il fattaccio è purtroppo successo, devo tenere ai cattolici diocesani un discorso molto semplice:
a) Auspico e caldeggio l’iniziativa democratica dell’uso del referendum, che valga a far conoscere la vera volontà del popolo italiano circa il gravissimo problema del divorzio. Ormai questa è l’unica via legale capace di bloccare l’infausta legge, sia pure a distanza di un anno. Ogni cattolico, pertanto, si farà un onore e un dovere di collaborare alla veloce riuscita dell’iniziativa. Anche coloro che, forse senza saperlo e volerlo, hanno favorito l’introduzione del divorzio in Italia votando per i partiti divorzisti, avranno l’occasione di riparare, in qualche modo, il male da essi già compiuto.
b) Nessun cattolico potrà mai in coscienza utilizzare la legge del divorzio per far sciogliere dalle autorità civili il proprio matrimonio religioso: neppure il coniuge incolpevole, tanto meno poi il coniuge colpevole, cui la nuova legge concede, in pratica, il ripudio della comparte innocente. "Bisogna ubbidire a Dio piuttosto che agli uomini" (5), leggiamo nella Sacra Scrittura; e noi sappiamo bene che cosa comanda Dio circa l’indissolubilità del matrimonio. In ogni caso ci si ricorderà che Dio giudica le coscienze non in base alla legge civile italiana, ma in base alla legge incorruttibile del Vangelo.
Il solo matrimonio valido tra cattolici è, e rimane anche dopo la legge divorzista, quello indissolubile celebrato di fronte alla Chiesa. Ogni altra unione, anche se consentita dalla legge civile, per la Chiesa non è né valida né lecita: sarebbe concubinato o adulterio. E quei cattolici i quali realizzassero tali unioni, si metterebbero essi stessi nella situazione di pubblici peccatori e, fino a che vi permangono, la Chiesa si vedrebbe costretta ad escluderli dai sacramenti e da altri riti sacri.
c) I fidanzati che domandano alla Chiesa il sacramento del matrimonio dovranno istruirsi, per riceverlo con maggiore serietà e consapevolezza: a tale scopo saranno aperti in diocesi degli appositi corsi di preparazione al matrimonio, con frequenza obbligatoria.
Comunque, prima della celebrazione del matrimonio religioso, mediante una dichiarazione scritta, i nubendi dovranno espressamente escludere qualsiasi intenzione di voler in seguito usufruire della legge civile del divorzio. Una simile intenzione, infatti, invaliderebbe fin dall’inizio il sacramento, perché contraria a una delle proprietà essenziali del matrimonio.
Cari fedeli, la presenza di una legge civile divorzista costituirà da ora in poi una continua tentazione, un continuo invito al male per i cristiani d’Italia. Non ce n’era davvero bisogno; è già tanta la debolezza congenita dell’uomo; sono già tante oggi le occasioni peccaminose che gli rendono difficile la vita morale e religiosa. Ormai, soltanto in fede cosciente, illuminata e vissuta coerentemente, il cristiano potrà attingere la forza per superare la tentazione.
È ciò che chiediamo, con umiltà e fiducia, alla misericordia del Signore, anche per l’intercessione della vergine martire che festeggiamo!
 
Luigi M. Carli, vescovo di Segni
Colleferro, 4 dicembre 1970.
 
Note:
(1) DANTE, La divina commedia, Inferno, 5, 102.
(2) MC. 10, 9, 11-12; Mt. 19, 6, 9.
(3) Codice Civile Italiano, art. 149. comma 1: "Il matrimonio non si scioglie che con la morte di uno dei coniugi".
(4) "Paris vaut bien une messe": frase attribuita a Enrico IV.

(5) Atti 5, 29.


[nota 1: il referendum poi ci fu, nel 1974.]

mercoledì 23 luglio 2014

Perché non usiamo metodi contraccettivi

Il tema della contraccezione femminile. Pillole, spirali, diaframmi, cerotti, anelli... quante forme esistono per strappare alla donna la sua femminilità? Ecco, tradotto da un sito americano e integrato con le foto di un'altra pagina, come la pensano alcune donne (e siamo certi, sono solo la punta dell'iceberg).


Ieri il popolare sito web Buzzfeed ha intervistato 22 dipendenti di sesso femminile, nel tentativo di evidenziare i motivi per cui le donne utilizzano contraccettivi. L'articolo non affronta particolari forme di controllo delle nascite, né tratta eventuali problemi connessi con l'uso di contraccettivi. Altri articoli che circolano sui social media avevano frammenti di ragioni che le donne utilizzano il controllo delle nascite. Uno dei pochi articoli che mettono in discussione la sicurezza del controllo delle nascite che ho visto negli ultimi giorni è del settembre scorso per quanto riguarda 14 cose che l'autore spera che ogni donna sappia circa la contraccezione. Voglio precisare che l'articolo è da un punto di vista laico, non cattolico, e non tollera l'uso di anticoncezionali "se una donna educa se stessa e fa quella scelta."


Come cattolici, dobbiamo sapere e capire che ogni forma di contraccezione è contro la nostra dottrina della fede. E non solo interferisce con l'essere aperto alla vita, ma anche con la nostra apertura al nostro coniuge e al Signore. Ricordiamo che l'articolo 15 della Humanae Vitae dichiara che una donna può utilizzare il controllo artificiale delle nascite per il controllo delle malattie fisiche, il che non vuol dire che intende implicitamente usarli come modi per prevenire la procreazione. Ci sono molti modi per superare molti dei problemi che il controllo artificiale delle nascite si propone di "fissare". Ti invitiamo a indagare su tali opzioni. Ironia della sorte, la maggior parte tutti questi articoli "pro contraccettivi" sono stati scritti in risposta alla sentenza della Corte Suprema nel caso Hobby Lobby, e la maggior parte di loro tanto per cominciare risolve dicendo che il controllo delle nascite non è mai stato incluso nella sentenza. Molti di noi hanno deciso di scrivere una risposta a questi articoli, condividendo alcuni dei rischi per la salute associati con l'uso di contraccettivi, nonché altre ragioni per le quali scegliamo di non usarli. Siamo consapevoli che queste sono le nostre credenze cattoliche e noi non vogliamo obbligare gli altri a seguire ciò in cui crediamo. Vogliamo soltanto far sapere agli altri perché non usiamo contraccettivi. 

Non usiamo il controllo delle nascite perché...

"Perché la mia fertilità non è una malattia..."
 
"Perché osservare e mappare la mia fertilità è potenziarla!"
"Perché la mia fertilità non dovrebbe essere trattata come una malattia e quindi curata."
"Per le stesse ragioni per le quali non mi espongo a formaldeide, amianto, arsenico, radon, fosforo e altre cose del genere .... perché sono cancerogeni e velenosi".

"Perché abbassa il desiderio sessuale. E provoca aumento di peso. E mi piace avere un desiderio sessuale. "

"Perché non ho bisogno di spegnere la mia femminilità per essere una femminista."

"Perché morire a causa di un coagulo di sangue, ictus o infarto non sono scelte che si dovrebbero prendere. Né lo sono l'atrofia uterina e la probabilità di sterilità permanente ".
     "perché la mia sessualità non è limitata alla mia vita sessuale"




"Perché è inutile spendere tempo e denaro per il biologico, il non-OGM e gli alimenti senza ormoni per poi invece riempire il mio corpo con contraccettivi ormonali".

"Perché i medici a favore della vita possono diagnosticare problemi di salute come la sindrome dell'ovaio policistico e l'endometriosi controllando il mio ciclo... e poi guarirmi. "
"Perché mi merito cure e salute, non solo un cerotto."

"Perché la mia fertilità è il mio superpotere".

    "Fin dai tempi della schiavitù, il corpo delle donne nere è stato regolato e controllato. Io scelgo i metodi naturali, io scelgo la libertà."

"Perché bombardare regolarmente il mio corpo con ormoni in più renderebbe molto più difficile l'essere una persona ragionevole, riflessiva e logica".

"Perché io davvero non credo che sia salutare per il mio corpo pensare di essere perennemente in stato interessante."
"Perché la gratificazione immediata e senza conseguenze non è il bene supremo."

"Perché avere una famiglia è sulla mia lista. E infinitamente più divertente e gratificante di qualsiasi altra cosa. "
"Perché se non volessi avere un bambino, semplicemente non farei l'amore".

"Perché io amo il mio corpo, amo essere parte nella creazione di Dio e amo Dio!"

"Perché mi piace sistemare le cose, non mascherare i sintomi."

"Perché non riesco a immaginare uno dei miei figli non esistente".

"Perché non voglio abortire nessuno dei miei bambini, anche se ha solo pochi giorni."

"Perché i metodi naturali fanno bene al mio corpo invece di ignorare le potenziali minacce per la mia salute che hanno i contraccettivi".

"Perché accetto il mio corpo così com'è."

"Poiché la fertilità non è una patologia."

"Perché io sono responsabile e prendo decisioni consapevoli accettando le conseguenze di ogni azione che faccio."

"Perché ci piace il nostro sesso ecologico."

"Perché non ho bisogno di nulla per controllarmi, posso controllare me stessa."

"Perché mi piace la mia acqua senza estrogeni di altre persone dentro."

"Perché perpetua l'oggettivazione delle donne come oggetti sessuali senza valore, costantemente a disposizione degli uomini nella nostra cultura del tutto e subito".

"Perché il pensiero di un periodo di assenza di ciclo è molto più spaventoso per me di sanguinamento per 5-7 giorni ogni mese."

"Perché amo i primi piccoli svolazzamenti di un bambino che cresce dentro di me."

"Perché un bambino nella pancia della mamma rende i miei figli più grandi così felici."

"Perché amo i bambini!"

"Perché è contro la mia religione."

"Perché voglio che mio marito effettivamente sia coinvolto nella nostra decisione di avere rapporti sessuali e so che non sto portando il peso da sola e che lui non mi sta solo usando per il sesso."

"Perché la prima cosa che l'oncologo di mia madre le ha chiesto quando le fu diagnosticato il cancro al seno fu:"Prendeva la pillola? "
"Perché è assurdo lamentarsi delle grandi aziende farmaceutiche e degli ormoni nella vostra carne e poi pomparsi di sostanze chimiche da prendere da soli fuori dal proprio patrimonio genetico, solo perché ti hanno detto che avresti avuto meno crampi."

"A causa delle statistiche dei tassi di divorzio NFP (meno del 2%)."

"Perché essere fertile non è una condizione che ha bisogno di essere curata."

"Perché i fratelli sono un dono."

"Perché non voglio che i miei figli pensino mai che io non li voglio".
"perché sono aperta alla vita"

"Perché amo la spontaneità, l'emozione e la gioia che la mia famiglia porta a me ogni giorno ..... qualcosa che non ho mai avuto senza di loro."

"Perché niente al mondo profuma più della testa di un bambino."

"Perché il sesso non è un diritto, è un dono."

"Perché la pillola anticoncezionale è cancerogena!"
"perché avere una famiglia numerosa non è sempre un male..."

"Perché mio marito mi ama e rispetta e venera la mia fertilità."

"Perché amo il modo in cui mio marito mette la sua mano sulla mia pancia incinta."

"Perché è la prima "medicina" del suo genere ad essere prescritta per risolvere un normale funzionamento del corpo umano."

"Perché nessuno dovrebbe controllare la mia salute riproduttiva, tranne me."

«Perché se io non sono davvero pronta per un bambino, allora io non voglio usare qualcosa che potrebbe non funzionare al 100%."
"Perché la vita è una bella cosa. Sempre. "
Ringraziamo ognuno di voi per i vostri commenti e feedback. Questo post è stato creato per riflettere sull'articolo della Humanae Vitae 15 per quanto riguarda l'uso del controllo artificiale delle nascite per scopi medici. Dobbiamo sottolineare però che mentre si utilizzano i contraccettivi per i veri problemi medici (e questi sono limitati in natura), non si devono mai utilizzare con scopo contraccettivo, ma solo per trattare il bisogno medico. Nella fede cattolica l'uso della contraccezione artificiale non è consentito per impedire la vita. Ti invitiamo a ricercare e leggere ciò che la Chiesa insegna realmente in merito a tale questione. Questa legge si applica ai cattolici e sappiamo che non chiunque sta leggendo qui è cattolico. Noi non vogliamo imporre le nostre convinzioni, però, come sito cattolico che siede pienamente in linea con il Magistero, vorremo sempre promuovere la Verità e le vie della fede cattolica.

lunedì 30 giugno 2014

le CINQUE TAPPE del MATRIMONIO

Anche se non ci sono regole generali, è certo che alcuni fattori sia interni che esterni determinino delle condizioni speciali; ad esempio, non è lo stesso essere sposi novelli e senza figli ed essere sposati da vent'anni con figli giovani. Per questo, è molto utile per le coppie identificare la tappa che si vive e quelle future, per trasformare le sfide in opportunità di miglioramento. 




Le cinque tappe per le quali passa il matrimonio sono le seguenti:


Prima tappa: transizione e adattamento

Comprende approssimativamente i primi tre annni di matrimonio. È una tappa fondamentale perché è in questa che si gettano le basi della relazione. In questo periodo la coppia si adatta a un nuovo sistema di vita, e per questa ragione le chiavi di questa fase sono la comunicazione e il negoziato. È importante che i coniugi realizzino un progetto familiare, nel quale si visualizzano nel futuro e stabiliscono le mete che vogliono raggiungere.
La coppia si mette alla prova nella gestione e nell'amministrazione del denaro, così come nella distribuzione dei compiti casalinghi, tra le altre cose. È un momento di decisioni e accordi.


Seconda tappa: decisione e arrivo dei figli

Avviene approssimativamente tra i tre e i dieci anni di matrimonio. La luna di miele e il processo di adattamento sono già finiti, e ora c'è una maggiore conoscenza del coniuge ed è probabile che gli attriti siano più frequenti, o al contrario siano più rari per la maturità acquisita nella prima tappa della convivenza.
In questa fase i coniugi “atterrano”: l'amore è accompagnato più dalla ragione che dal sentimentalismo. La volontà gioca un ruolo importante nel binomio impegno-intesa.

In questo periodo la maggior parte delle coppie si trasforma in genitori, fatto che implica sfide diverse e una nuova organizzazione dei ruoli. I coniugi devono evitare che la dedizione richiesta dai figli metta da parte il rapporto di coppia. Bisogna anche stare attenti a che gli impegni di lavoro e le esigenze della vita quotidiana non provochino un graduale distanziamento.



Terza tappa: trasformazione

In genere avviene tra i dieci 
e i vent'anni di matrimonio, e può coincidere con la pubertà dei figli e la mezza età dei coniugi. Quest'ultima caratterizza un periodo di riflessione e rinnovamento nella vita dell'essere umano, ed è quindi importante che la coppia si trovi in uno stato salutare e che individualmente si affronti nel modo migliore. Così non si trasformerà in una minaccia per la stabilità matrimoniale.

Allo stesso modo, gli sposi devono cercare di far sì che le difficoltà che possono sorgere per l'allevamento dei figli non intacchino l'unione coniugale. L'unità nell'autorità e il lavoro congiunto devono essere la priorità.
In questa tappa i coniugi devono essere piuttosto creativi, non cadere nella routine (facile e silenziosa), riscoprirsi come coppia e “collegarsi” nuovamente.



Quarta tappa: stabilizzazione e “nido vuoto”

Si presenta tra i venti e i trentacinque anni di unione. “Quando le coppie sono state capaci di risolvere conflitti e crisi nelle tappe precedenti, questo è un periodo di stabilizzazione e un'opportunità per raggiungere un maggiore sviluppo e una maggiore realizzazione, personale e come coppia”, afferma Francisco Castañera nel suo articolo “Ciclo di vita del matrimonio".
In questa tappa, si verifica in generale la sindrome del “nido vuoto”, il che pone la coppia in una nuova forma di vita; ora sono l'uno per l'altro. Per alcune persone, questa può essere una situazione penosa perché comporta l'allontanamento dei figli, e con questo il sentimento di solitudine. Malgrado ciò, è una cosa che i genitori finiscono per assumere e superare nel corso del tempo.


L'aspetto importante di questa tappa è la solidità e la conoscenza piena della coppia: la capacità di dialogare, di tollerare meglio le differenze, di ridere degli errori reciproci, di criticare in modo amabile, di iniziare insieme qualche attività. È l'occasione per riaffermare la creatività e trovare nuove sfide nella vita matrimoniale.



Quinta tappa: invecchiare insieme

Si verifica dai trentacinque anni di matrimonio. Alcune persone optano per la pensione, e in questo modo si dispone di più tempo per godere l'uno dell'altro. Si svolgono attività prima impossibili a causa delle occupazioni lavorative, e sorge una grande motivazione: i nipoti, che danno luce e felicità alla coppia in questa tappa.

In questo periodo, i coniugi hanno grande necessità del sostegno e dell'affetto l'uno dell'altro. In questa fase, i conflitti sono meno frequenti; la maggior parte delle coppie si è stabilizzata su linee di potere e intimità.

Per concludere, una riflessione con le parole di Francisco Castañera: “Questo percorso ci porta a riflettere sull'importanza di valorizzare durante tutto il nostro matrimonio la qualità e la quantità della nostra intimità, del sostegno e dell'affetto che diamo al nostro partner, e non aspettare l'ultima tappa, quando la fine si avvicina”.


Tratto da: Aleteia

Perché la maggior parte delle famiglie ha 2 figli

La dimensione della famiglia americana media è di 2,5 persone, con una media di 0,9 bambini per nucleo familiare. WOW! Quando ho visto questa statistica, oggi, sono rimasta impressionata dai numeri. Il numero di figli per famiglia è drasticamente diminuito dall’ultima volta che ci avevo fatto caso.

Non avevo mai capito perché le persone hanno due figli finché non ho avuti figli a mia volta. Nella mia testa sono cresciuta immaginando di avere centinaia di figli. Veramente. Sognavo una casa piena di bambini. Non capivo affatto la realtà della maternità. Non sapevo cosa significasse avere le nausee di mattina. Non capivo quanto la gravidanza possa essere difficile e a volte spaventosa per la maggior parte delle persone. Non sapevo cosa significasse restare svegli tutta la notte per varie settimane di seguito per poi essere svegliata la mattina da un bambino di due o tre anni molto riposato. Non avevo mai pensato a tutte queste cose. Non conoscevo la pena di chinarsi preoccupata a morte su un figlio malato. Non sapevo come ci si sente a preoccuparsi continuamente per il futuro e la formazione di un figlio. Ecco, ero sicura di me e ignorante. Poi ho avuto un figlio. Ho avuto il mio primo figlio e me ne sono innamorata perdutamente.

Come la maggior parte delle madri con i loro primi figli ero meticolosa su tutto.

Mi assicuravo di leggere per lui 40 ore al giorno, gli insegnavo il linguaggio dei segni, preparavo tutte le sue pappe, lo portavo fuori ogni giorno, e leggevo ogni libro sull’essere genitori, per assicurarmi di non rovinarlo a vita. Ma guardando indietro ero davvero sopraffatta. Vedete, quando una donna si sposa ed ha un figlio, la vita che prima conosceva cambia completamente. La tua vita non è più solo tua, per sempre. Sei interamente responsabile per un altro essere umano. Mi ricordo di aver pensato, la prima volta che si ammalò: “Se non lo porto io dal dottore non lo farà nessun altro.” Devi prendere decisioni importanti su cose come vaccini, scelta della scuola, parto naturale o pilotato, allergie, strategie parentali (sculacciare o non sculacciare), problemi a dormire, capricci, problemi alimentari,, ecc. ecc. Non c’è un barometro nella maternità. Non ricevi una medaglia alla fine della giornata che ti dice: “Brava, hai gestito bene quella crisi!” oppure: “Bene! ottima scelta per la vaccinazione!” oppure: “Gran bel cambio di pannolino!”. Quindi per la prima volta, nella vita di molte donne ci si trova davanti a uno scenario da primo giorno di scuola solo che i libri di testo sono al livello del tuo post-dottorato.

Sembra che intorno alla scadenza del secondo anno, la maggior parte delle persone si arrischi ad avere un altro figlio.

Ci sono: ecco perché la maggior parte delle persone non va oltre il limite dei due figli. Si lo so, alcuni dicono che è per altre ragioni tipo: finanze, gravidanze difficili o addirittura pericolose. Però, quando parli seriamente con una donna scorgi in lei la solitudine e il desiderio di avere altri figli. Probabilmente lei neanche lo sa. Quanto a me, ho avuto il mio primo figlio al quale ho dato TUTTA LA MIA ATTENZIONE. Poi ne ho avuto un altro al quale SENTIVO CHE AVREI DOVUTO DARE TUTTA LA MIA ATTENZIONE. Questo era davvero un compito impossibile. Chi può farcela? Mi ricordo quando dovevo andare da qualche parte e facevo in modo di avere un esercito di persone ad aiutarmi. Veramente. Ammiravo le madri di famiglie numerose e mi sentivo inadeguata accanto a loro. Ero allo zoo con i miei due bambini e sei delle mie sorelle ognuna a reggere qualche gamba e braccio e possibilmente anche respirare per loro se ce ne fosse stato bisogno. Poi vedevo madri di dieci figli…. SENTI QUESTA: DA SOLE ALLO ZOO!… e anche sorridenti.

Quando vivevamo in Oklahoma mettevo nel bagaglio abbastanza giocattoli perché nelle otto ore di viaggio avessero qualcosa di nuovo da guardare ogni 2,3 minuti. Era ridicolo. A messa ci portavamo un buffet, così che non passasse un attimo in quell’ora senza che potessero mangiare o guardare qualcosa. Non guidavo MAI per più di un’ora da sola perché:POTREBBE PIANGERE O QUALCOSA DEL GENERE, cosa che non doveva succedere. E’ la prima volta da quando sei madre che ne hai uno che gattona e in più un neonato. Mia madre dice sempre che la maggior parte dei bambini diventa normale al loro primo compleanno. Il che significa: questa cosa l’ho vista e rivista. Tu hai questo bambino dolce bello innocente che fa tutto ciò che dovrebbe per il suo primo anno di vita e poi… qualcosa succede. Comincia ad avere le sue opinioni. Come osa pensare da sé? Improvvisamente fa capricci in pubblico, inarca la schiena, si sdraia per terra, si arrampica su qualsiasi cosa, va a pescare nel water, diventa un mangiatore schizzinoso. Loro sono un disastro e tu sei un disastro. Mi ricordo una mia cara amica che piangeva sulle foto del suo bambino da piccolo per la metamorfosi subita nel suo secondo anno di vita. Mai prima di allora ti eri trovata davanti a continue decisioni su come gestire quel polipo che ti ritrovi in casa. In più hai un neonato per il quale il cuore della notte è il momento di massima attività. Nota bene: il gattonatore che ha dormito nella stanza accanto per 13 ore di fila non essendo informato si sveglia comunque per far festa alle sei di mattina. Come faceva a non sapere che tu hai preso sonno solo alle 5 e mezzo? Davvero, chi continuerebbe a fare una cosa del genere? Sei così stanco e sopraffatto che tu sai che Dio non può volere che uno viva in in quel modo.

E tu ti trovi a dire: “Non sono in grado di essere una buona madre per i due che ho, perché dovrei farne altri?” “Non riesco a immaginare di sentirmi così per i resto della mia vita.” “Posso usare i miei talenti in modi più produttivi che non siano avere altri bambini”. “Ero molto più paziente prima di avere dei figli” “Non sono utile a nessuno in questo stato”.

Questa vocina nella tua testa non viene da Dio. E’ il demonio che prova a scoraggiarti dal fare IL PIÙ IMPORTANTE LAVORO che tu possa mai fare. Vedi, come ogni nuovo lavoro, qualcosa comincia a cambiare dopo due bambini, (alcuni dicono dopo tre, ma la maggior parte due). Cominci a abituarti al tuo nuovo lavoro. Tutte le tue piccole paure e domande non sono più costantemente presenti. Cominci a vedere fasi nei tuoi bambini e sai che che normalmente “anche questo passerà”. Cominci ad avere una pacifica accettazione della tua “promozione” e cominci a vederla in questo modo. Come facevo a sentirmi più stanca con un bambino di quanto non lo sia adesso con sei? Perchè non è più un problema guidare per otto ore da sola con tutti i miei figli ma fino a pochi anni fa non avrei guidato per 30 minuti con uno solo? Come mai adesso riecco a fare tre ore di viaggio per andare a trovare mia madre e ogni figlio si accontenta di un solo libro per tutto il viaggio quando in passato avevano un giocattolo per ogni 5 minuti e i viaggi erano così faticosi e snervanti? TU COMINCI A CAMBIARE. Cominci a vedere ogni figlio molto diversamente. Cominci a guardare il più grande non come a uno di cinque anni, ma con la prospettiva, del tutto nuova, di uno che vivrà a casa ancora solo per altri 13 anni. Ti godi la loro infanzia, e sei consapevole che la maggior parte delle cose che fanno sono fasi. Ti accorgi di quanto vola il tempo, e cerchi di rallentare. Tu sai che possono dormire o non dormire, e anche se non dormono, improvvisamente e stranamente diventa: “Va bene uguale”. Perché succede questo? Quando avevo solo Dominic mi dovevo alzare nel mezzo della notte, io ero veramente la persona più stanca di tutta l’America. Davvero. Avevo bisogno di due sonnellini durante la giornata perché mi sentivo davvero molto stanca. Ma poi ti adatti. Ora non mi sento più così stanca come quando avevo solo un bambino. Tu vai avanti e Dio ti fa andare avanti.

Una madre di nove figli molto saggia mi disse una volta: “I giorni sono lunghi ma gli anni sono brevi.”

Vorrei cambiarlo in: “Alcuni giorni sono lunghi, ma gli anni sono davvero troppo brevi.” Cominci a vedere come le cose cambiano da una stagione all’altra. Ti ritrovi a dire: “Solo l’estate scorsa gli piaceva correre in bici fuori, ora è più tranquillo e vuole stare dentro mentre noi usciamo.” Vedi, queste sono le lezioni alla scuola della maternità. Con ogni nuovo figlio hai una promozione. Dio ci cesella e ci rifinisce e ci fa belle. Perché le madri di famiglie numerose sono edificanti? Perché ci piace star loro vicino? Non fraintendetemi, non voglio dire che le madri due figli non hanno niente da insegnarci. Non è questo che voglio dire. Quello che voglio dire è che in ogni lavoro la persona che è stata lì più a lungo e ha più esperienza è piuttosto saggia. Ci sono persone che vorrebbero dei figli ma non possono avere. Le persone forse non sono sagge a meno che non abbiano figli e specialmente molti figli? No, niente affatto. Tutti hanno qualcosa da insegnare. Non sono qui a darmi pacche sulla spalla (sono ancora in mezzo al guado). Sono qui solo per incoraggiare e semplicemente per dire: ”Vai avanti.” Il mondo ti dice di fermarti. Ma il mio punto è semplicemente: se se sei stata benedetta con il dono della fertilità per favore, mostralo al mondo. Se per qualche ragione Dio decidesse di non mandarci più figli, io prego che noi sappiamo spendere le nostre vite per glorificarlo in qualunque strada ci voglia portare. Ho molti amici e parenti che ancora non hanno figli e che danno gloria a Dio magnificamente con le loro vite e e la loro apertura all’adozione e e altre grandi cose. Io scrivo per incoraggiare madri giovani e meno giovani ad andare avanti.

Una vita in più. Un’anima in più. Una nuova persona in più.

Le possibilità di una nuova persona incredibili. Incontro così tante donne che vorrebbero aver avuto più figli, ma non ne ho mai conosciuta nessuna che rimpianga di averne avuti troppi. Dio ha dato alle donne il dono della fertilità per pochi anni della vita con la prospettiva dell’eternità. Io prego di far tesoro di questo dono e di usarlo saggiamente. Mio fratello Dominic era il settimo nella nostra famiglia. Come facevano i miei a sapere, quando è nato, che diciotto anni dopo lui si sarebbe occupato di mio padre durante i sui ultimi giorni di vita su questa terra? Le scene che ho visto di Dominic e mio padre ancora mi fanno piangere. Vedere un giovanotto robusto di 18 anni sollevare suo padre invalido dalla sua sedia a rotelle dandogli una così bella dignità. Vedevo Dominic voltarsi e piangere così spesso. Era commovente. Quale dono e privilegio ha avuto Dominic nel prendersi cura di lui. Lo zio di John, Fran è il decimo di dodici figli. E’ un medico e ha passato molti anni lavorando come volontario in Australia tra i più poveri dei poveri. Ha risanato le vite delle persone con il dono della medicina. Ha ridato la vista e l’udito a centinaia di persone, ha cambiato così tante vite. Io credo che ogni lavoro è importante, ma niente è più importante che portare anime in questa terra con la possibilità di un’esistenza eterna con Dio per sempre. Io ti prego, donna, di renderti conto di quanto sei privilegiata a poter mettere al mondo dei figli. Doniamo a Dio il nostro essere senza riserve e lasciamo che sia Lui a scrivere la storia della nostra vita e delle vite che Lui sceglie di donare. Per qualche ragione Dio non ci rivela il finale della nostra storia. Perciò ci dobbiamo fidare. Come diceva Madre Teresa: “Voglio essere una matita nella Sua mano.”

Lindsay Boever.



Originale in inglese qui e sito che si è occupato della traduzione qui.

lunedì 26 maggio 2014

Una donna... da Dio!

Proverbi 31,10-31


10 Una donna perfetta chi potrà trovarla?

Ben superiore alle perle è il suo valore.


11 In lei confida il cuore del marito
e non verrà a mancargli il profitto.


12 Essa gli dà felicità e non dispiacere
per tutti i giorni della sua vita.


13 Si procura lana e lino
e li lavora volentieri con le mani.


14 Ella è simile alle navi di un mercante,
fa venire da lontano le provviste.


15 Si alza quando ancora è notte
e prepara il cibo alla sua famiglia
e dà ordini alle sue domestiche.

Zain
16 Pensa ad un campo e lo compra
e con il frutto delle sue mani pianta una vigna.


17 Si cinge con energia i fianchi
e spiega la forza delle sue braccia.


18 È soddisfatta, perché il suo traffico va bene,
neppure di notte si spegne la sua lucerna.


19 Stende la sua mano alla conocchia
e mena il fuso con le dita.


20 Apre le sue mani al misero,
stende la mano al povero.




21 Non teme la neve per la sua famiglia,
perché tutti i suoi di casa hanno doppia veste.


22 Si fa delle coperte,
di lino e di porpora sono le sue vesti.


23 Suo marito è stimato alle porte della città
dove siede con gli anziani del paese.


24 Confeziona tele di lino e le vende
e fornisce cinture al mercante.


25 Forza e decoro sono il suo vestito
e se la ride dell'avvenire.


26 Apre la bocca con saggezza
e sulla sua lingua c'è dottrina di bontà.


27 Sorveglia l'andamento della casa;
il pane che mangia non è frutto di pigrizia.


28 I suoi figli sorgono a proclamarla beata
e suo marito a farne l'elogio:


29 «Molte figlie hanno compiuto cose eccellenti,
ma tu le hai superate tutte!».


30 Fallace è la grazia e vana è la bellezza,
ma la donna che teme Dio è da lodare.


31 Datele del frutto delle sue mani
e le sue stesse opere la lodino alle porte della città.

sabato 29 marzo 2014

Il dono di nozze da parte di Dio

“La creatura che hai al fianco è mia.
Io l’ho creata.
Io le ho voluto bene da sempre,
prima di te e più di te.
Per lei non ho esitato a dare la mia vita. Te la affido.
La prendi dalle mie mani e ne diventi responsabile.
Quando l’hai incontrata l’hai trovata amabile e bella.
Sono le mie mani
che hanno plasmato la sua bellezza,
è il mio cuore
che ha messo in lei tenerezza ed amore,
è la mia sapienza che ha formato la sua sensibilità,
l’intelligenza e tutte le qualità che hai trovato in lei.
Ma non puoi limitarti a godere del fascino.
Devi impegnarti a rispondere
ai suoi bisogni, ai suoi desideri.
Ha bisogno di serenità e gioia,
d’affetto e di tenerezza,
di piacere e di divertimento,
di accoglienza e di dialogo,
di rapporti umani, di soddisfazioni nel lavoro,
e di tante altre cose.
Ma ricorda che ha bisogno soprattutto di Me.
Sono Io, e non tu, il principio, il fine,
il destino di tutta la sua vita.
Aiutala ad incontrarmi nella preghiera, nella Parola,
nel perdono, nella speranza. Abbi fiducia in Me.
La ameremo insieme.
Io la amo da sempre.
Tu hai cominciato ad amarla da qualche anno,
da quando vi siete innamorati.
Sono Io che ho messo nel tuo cuore l’amore per lei.
Era il modo più bello per dirti “Ecco te l’affido
Gioisci della sua bellezza e delle sue qualità”
Con le parole “Prometto di essere fedele, di amarti e
rispettarti per la tutta la vita”
È come se mi rispondessi
che sei felice di accoglierla
nella tua vita e di prenderti cura di lei.
Da quel momento siamo in due ad amarla.
Anzi Io ti rendo capace di amarla “da Dio”,
regalandoti un supplemento di amore
che trasforma il tuo amore di creatura
e lo rende simile al mio.
E’ il mio dono di nozze:
la grazia del sacramento del matrimonio.
Io sarò sempre con voi
e farò di voi
strumenti del mio amore e della mia tenerezza:
continuerò ad amarvi
attraverso i vostri gesti d’amore”



giovedì 6 febbraio 2014

Uomo e Donna, il giorno e la notte

Non è forse un mistero l'amore umano?
Non è forse un mistero come un uomo e una donna, mondi così lontani, possano completarsi? Non è forse un fondersi e un distanziarsi?
Non è forse una di quelle cose più belle dell'universo proprio perché misteriosamente semplice?

(e non siamo forse noi uomini e donne, diversi come... il giorno e la notte?)




martedì 4 febbraio 2014

L'amore è urgente

Proponiamo un articolo dal sito cogitoetvolo.it:
L'amore è urgente

Sarà anche vero che oggi non ci si sposa più come prima, che sempre più giovani coppie preferiscono convivere – forse più per “paura” di fare passi definitivi che per altro – ma io, se mi dovessi basare sull’esperienza degli ultimi mesi, potrei quasi smentire queste statistiche e affermare che i giovani che hanno scelto con coraggio di formare una famiglia sono tanti.«Sai Rossella? Claudio mi ha chiesto di sposarci!». Sentire una collega con cui hai trascorso gli anni all’università che ti annuncia una tale notizia, fa un certo effetto, bellissimo, ovvio. Quando glielo ha chiesto non era ancora arrivata la certezza del lavoro, ma «noi abbiamo deciso di sposarci a prescindere da tutto, iniziamo questa avventura insieme senza avere certezze, anzi con l’unica certezza che ci unisce, che ci amiamo». Giusi e Claudio non sanno ancora dove andranno ad abitare, dipenderà da dove verrà trasferito Claudio che è un militare: «un pensiero in meno. Tutti in questi casi invece sono stressati dovendo pensare al fontaniere, ai muratori… noi avremo la casa bell’e pronta in affitto, ovunque capiterà».

Un po’ come hanno fatto, qualche anno fa, Marco e Lucia che – 26 anni lui e 21 lei – si sono lanciati in una magnifica avventura iniziata con un «sì, lo voglio», hanno caricato tutto quel che possedevano in una Fiat 126 e hanno cercato un posto, già arredato, dove abitare in affitto per qualche mese e poi… E poi negli ultimi quarant’anni di nuove avventure ne sono successe da quel giorno, sono arrivati i figli e anche i nipotini. Ci sarebbe da scrivere un romanzo, una Wedding Novel.

Oppure che dire di quella simpatica coppia della provincia di Como che, dopo 71 anni di matrimonio, hanno deciso di trasferirsi insieme in una casa di riposo, più innamorati di prima. Aldo e Carmela hanno tanto da insegnare sulla vita di coppia, fatta di alti e bassi, come del resto è fatta la vita in generale. Ma qual è il segreto? «Il segreto è la pazienza» svela la signora Carmela. O come non commuoversi con la storia di Fred Stobaugh che, a 96 anni, ha scritto una canzone d’amore per la sua Lorraine che ha commosso il web (il brano su youtube ‘Oh sweet Lorraine’ ).

Di storie d’amore e avventure di vita quotidiana in cui quel sì si rinnova ogni giorno ce ne sarebbero tante da raccontare, molto più vicine a noi. Vedere Carmelo e Marialicia insieme vien proprio la voglia di formare una famiglia e arrivare a quel 25° anniversario di Matrimonio che tra qualche mese festeggeranno; e se chiedi qual è il segreto per sembrare due fidanzati, mai stanchi l’uno dell’altro, Marialicia ti risponde: «Niente segreti, solo rinnovarsi e non dare niente per scontato». Un po’ come la storia di Beppe e Fanny, anche loro nostri amici con qualche decennio di esperienza in più di noi, ma con un amore che si evolve col tempo, restando sempre di una vitalità straordinaria, nonostante le liti che «ci stanno pure quelle, anche abbastanza accese! Solo che non si devono mai superare dei limiti invalicabili, non aspettare che sia l’altro a prendere l’iniziativa per fare pace e avere pazienza e comprensione prima di pretenderla e infine non fare durare il broncio per troppo tempo»; e poi ci stanno soprattutto i piccoli gesti «tipo bacio della buonanotte». Il segreto, insomma, è sempre quello.

Gli esempi dei “vecchi” che si sono sposati in condizioni molto più povere delle nostre e hanno scelto di amarsi ogni giorno – e non «finché dura l’amore» - sono tanti ed incoraggianti, ma ancor più incoraggianti e coraggiose sono le coppie di giovani – che sono più di quelle che si possa credere anche se più silenziose – che hanno deciso di “rischiare” e fare questo passo definitivo oggi.

Penso a Letizia e Luigi che hanno deciso di sposarsi agli inizi dell’estate passata, mentre lui aveva appena iniziato uno stage e lei da qualche mese un contratto a progetto. Poi ecco che a gennaio ha ricevuto la chiamata di assunzione a tempo determinato per un anno e tra qualche mese si sposano. «È una vera testimonianza intraprendere il proprio cammino pensato per due, nonostante la situazione precaria e le incertezze del futuro» – dice Letizia – «Anche tra le persone a noi più vicine c’è chi rimane eccessivamente prudente e con leggerezza suggerisce di aspettare».

Ma perché anteporre qualcosa alla gioia, perché aspettare? L’amore chiama, l’amore ha fretta.
«L’amore é urgente.» – scrive Alessandra sul suo blog, una nostra amica felicemente sposata con Francesco, ricercatore che si sposta per l’Europa con tutta la sua famiglia ad ogni nuovo contratto. Quando si sono sposati Alessandra aveva solo 19 anni (senza laurea dunque, ma si è laureata lo stesso due mesi fa con il bimbo piccolo in braccio) mentre Francesco aveva appena finito gli studi e aveva ottenuto un posto come ricercatore all’università per due anni; senza casa, senza un lavoro fisso, hanno deciso di “buttarsi” lo stesso.
«Dopo quasi otto anni di matrimonio non abbiamo ancora una casa, né un lavoro fisso. Di certezze però ne abbiamo sempre di più: il disordine sempre accompagnato da una lavatrice da stendere, la presenza accanto a me di mio marito, il nostro sí quotidiano nella gioia e nelle litigate, i nostri bellissimi figli con la loro monellaggine cronica, la provvidenza. Abbiamo cambiato quattro volte nazione e lingua, traslocato mille volte, ma non dimentichiamo la nostra meta, né ci ha abbandonato quella fretta.»

Ce ne sarebbero tante altre di storie altrettanto belle, ma queste sono tutto un altro articolo…
L’amore è urgente, e va raccontato.